Doping, nuove pesanti accuse nei confronti di Shane Sutton, ex direttore sportivo del Team Sky

Il processo nei confronti di Richard Freeman, che fu medico del Team Sky, prosegue. E a ogni udienza si arricchisce di nuovi particolari su personaggi che sono stati legati, ognuno a loro modo, alla formazione britannica. Freeman è sotto giudizio presso un tribunale medico nel Regno Unito e all’inizio del procedimento si è dichiarato colpevole di 18 dei 22 capi d’accusa che gli sono stati mossi. Nelle ultime audizioni, il dottore britannico ha parlato nuovamente di Shane Sutton, che è stato corridore negli anni Ottanta e Novanta e poi direttore sportivo del Team Sky oltre che responsabile delle prestazioni e successivamente direttore tecnico di British Cycling (quella che può essere considerata la Federazione ciclistica britannica).

Nello specifico Freeman, per bocca del suo avvocato Mary O’Rourke, ha accusato l’australiano Sutton di essere volontariamente sfuggito a un controllo antidoping quando era corridore. Il fatto risalirebbe  a un ormai lontano Giro d’Irlanda: quello che sarebbe poi diventato direttore sportivo del Team Sky avrebbe superato il test utilizzando dell’urina conservata nella lattina di una bibita. L’avvocato ha precisato – come riporta L’Equipe – come si tratti di affermazioni non sostenute da alcuna prova per poi accusare nuovamente Sutton di aver dato mandato al suo assistito di mettere in atto l’uso di anfetamine e di altre pratiche dopanti.

L’ex direttore sportivo di Sky ha sempre respinto tutte le accuse, ma recentemente ha lasciato un’audizione davanti al British Council of the Medical Association, quando Freeman lo ha accusato pubblicamente di doping. L’ex medico aveva peraltro raccontato di aver consegnato, nel 2011, alla sede di British Cycling 30 cerotti al testosterone, sostenendo di non averli usati per migliorare le prestazioni dei corridori, bensì per curare la “disfunzione erettile di Sutton”. Quest’ultimo è già stato nell’occhio del ciclone nel 2016, per un caso di discriminazione nato dalle accuse di due corridori, Darren Kenny e Jessica Varnish, all’epoca del suo incarico per la federazione britannica.

Tutti fatti, comunque, che non riguardano l’attuale Team Ineos, che ha raccolto l’eredità di Sky nel mondo del ciclismo professionistico. Il suo “patron”, il miliardario Jim Ratcliffe, già in passato aveva sottolineato che avrebbe lasciato subito il ciclismo qualora la sua squadra fosse coinvolta in storie legate al doping.

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